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Itinerari


ITINERARI

Vari ed interessanti sono gli itinerari fruibili dalle località costiere a quelle dell’entroterra, con la possibilità di poter conoscere paesaggi molto diversi nel raggio di pochi chilometri.
Si passa, infatti, dalle numerose attrattive del capoluogo ai suggestivi scorci panoramici. Lo sguardo spazia così dalla Costa Adriatica ai monti dei Sibillini e della Laga, in un susseguirsi di armonici declivi collinari ed aspri monti ancora selvaggi.

Itinerari del parco della Laga

ITINERARI-PARCO
Dal castello è possibile fare delle passeggiate a piedi o in mountain bike per visitare luoghi di notevole interesse storico – artistico: seguendo l’antico sentiero della “fonte vecchia”, si arriva al centro storico di Paggese, un nucleo di abitazioni in travertino del periodo medievale-rinascimentale con la chiesa di S. Lorenzo e la sua bella piazza, teatro, ogni anno in agosto, della rievocazione storica della “Notte di S. Lorenzo”.

Seguendo un altro sentiero che sale verso Valledacqua si raggiunge l’abbazia farfense del 970 d.C., rifiorita dopo la ristrutturazione ed il recupero di alcuni ambienti dell‚antico monastero.
Rinasce così la vita monastica e si apre al pubblico con le esposizioni e gli approfondimenti culturali e religiosi delle “Settimane Bibliche”.

Sulla SS4 Salaria in direzione Roma è Acquasanta Terme. E‚ possibile scendere fino al fiume Tronto, dove si gettano le ricche e prodigiose acque salso – bromo – iodiche che già erano note alle truppe militari degli antichi romani.

A circa altri 8 Km in direzione Roma è Arquata con la sua Rocca del XIV-XV sec., dove, secondo la leggenda, risedette la regina Giovanna D’Angiò con la sua corte.

Itinerari naturalistici

ITINERARI-NAT

Boschi e castagneti secolari, cascate, sime dei Monti della Laga e dell’Appennino perduto.

Visita il sito PAGGESE e ESCURSIONISMO MONTE CERESA

In prossimità del capoluogo, uno spettacolare fenomeno naturale è offerto dalle Gole del Garrafo, cavità naturali prodotte dall‚erosione dell’acqua sulfurea. All’inizio del percorso si possono ammirare i ponti dell’età augustea ed Ottocentesco. Nei pressi è l’ingresso alle misteriose grotte carsiche ricche di stalattiti e stalagmiti riservate a visitatori più esperti ed equipaggiati.

Da S. Maria (fraz. a 2 Km dal castello) si può raggiungere a piedi Tallacano (esc. facile – tempo complessivo 2 ore circa). Lungo il percorso si attraversano il fiume Tronto ed i querceti di roverella e si prosegue verso il villaggio abbandonato di Vallesaggia. Si attraversa il fitto castagneto, si oltrepassa Cocoscia e si arriva a Tallacano dagli stupendi portali in arenaria.

Il territorio comunale è ricco di presenze paesaggistiche di straordinaria bellezza ed è parte integrante del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
Da Umito, a circa 7 Km dal castello, è possibile raggiungere le cascate della Prata e della Volpara (escursione facile – tempo complessivo: 4 ore). La prima (a 900 m. di altit.) è completamente immersa nel verde ed è di grande impatto emotivo, la seconda (a 1180 m. di altit.) è costituita da una serie di salti su imponenti lastroni di arenaria formatisi per erosione del Rio omonimo.
Altre escursioni sono consigliate verso le vette più belle del Parco, come ai monti Macera della Morte, Cima Lepri, Gorzano, Pizzo di Moscio e Pizzo di Sevo, o verso la Foresta di S. Gerbone, uno dei boschi appenninici che più si avvicina alla foresta vergine non modificata dall’uomo.

In prossimità del Parco della Laga, altri scenari paesaggistici, meta di suggestivi itinerari, sono offerti dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Gli escursionisti possono seguire il sentiero che sale da Forca di Presta (13 Km circa dal castello) verso i 2238 metri del Monte Vettore, “tetto”dei Sibillini e delle Marche (tempo complessivo 5 ore circa – percorso non difficile, ma richiede una buona preparazione fisica).
Da Foce di Montemonaco (20 Km circa dal castello) si possono raggiungere: il Monte Sibilla (m.2175) scenario della incantevole Leggenda delle Fate, il Lago di Pilato (a m. 1940), dalla caratteristica forma ad occhiale ed unico per la presenza nelle sue acque del Chirocefalo del Marchesoni, minuscolo crostaceo che nei mesi estivi colora di rosso le acque del lago.

Itinerari artistici

ITINERARI-ART

ASCOLI PICENO:
A circa 18 Km dal castello è Ascoli Piceno, una città “scolpita” nel travertino, dalle caratteristiche rue , i bei palazzi rinascimentali signorili, le interessanti chiese romaniche, i monumenti dell’età romana costruiti sui ruderi dell’età Picena, la bellissima “Piazza del Popolo” e le tante torri medievali a testimoniare i tempi di maggiore ricchezza e forza che le hanno attribuito l’appellativo di “Città delle cento torri”.

Risalendo la strada del Vino Rosso Piceno Superire d.o.c., si arriva ad Offida (35 Km circa dal castello) dalle straordinarie architetture romanico – gotiche di S. Maria della Rocca, dove è ancora viva l’antica arte della lavorazione del merletto a tombolo e continuando sulla stessa strada si incontra Castignano dove nel XIV sec. vissero i Cavalieri “Templari”. Pochi chilometri più avanti e si arriva ad Acquaviva Picena dalla interessante Rocca Rinascimentale.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO:
A circa 40 Km dal castello è San Benedetto del Tronto, apprezzata località balneare dal suggestivo lungomare interamente delineato dalle migliaia di esotiche palme e dai graziosi villini in stile “Liberty”.

 

Cascate della Volpara (Monti della Laga)

cascateI Monti della Laga sono ricchi di cascate, complice l’arenaria, una roccia impermeabile che impedisce all’acqua di penetrare in profondità e quindi la costringe a “scivolare” in superficie. In questi monti non troverete mai sorgenti con portate d’acqua significative come nei gruppi montuosi limitrofi che sono di calcare e molto carsici. Qui però possiamo trovare corsi d’acqua a quote molto alte ma che risentono moltissimo delle precipitazioni e quindi soggetti a notevoli differenze di portata. Ovvio che se si effettua un’escursione per ammirare una cascata, il periodo migliore è l’inizio estate quando il flusso d’acqua è massimo per via dello sciogliemento delle nevi, qui di solito abbondanti; maggio e giugno sono i mesi migliori. Lo spettacolo a volte è suggestivo ma spesso mediocre, i salti non sono imponenti e se la portata non è elevata si può rimanere delusi. Comunque il refrigerio è assicurato. Il Rio Volpara è l’artefice di queste che sono le cascate più alte del gruppo. Si tratta di un serie di scivoli che precipitano dalla Macera della Morte per oltre 600 m, nessun salto è maestoso ma nell’insieme offrono un bello spettacolo specialmente se le si osserva dall’altro lato della valle, per esempio dal Maularo o dalla cresta est della Macera della Morte. 
Il sentiero per arrivare alla base dei salti è abbastanza semplice e frequentato, non presenta mai grossi dislivelli ed è sempre netto e visibile. Non era così fino alla fine degli anni ’80 quando dopo il “Fornetto”, il sentiero era completamento invaso dalla vegetazione e arrivare alle cascate era abbastanza avventuroso. In quegli anni Marco Florio, forte alpinista ascolano e ottimo divulgatore, stava “battendo” a tappeto tutto il gruppo. Dopo questa fase “esplorativa” tenne molte conferenze e pubblicò un volume (Monti della Laga wilderness).

Arrivarono quindi numerosi escursionisti e la valle piano piano uscì dall’oblio. Nel 1991 è stato istituito il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti delle Laga che ha realizzato delle opere di sistemazione dei sentieri ancora oggi visibili (cartelli indicatori e staccionate) ma che stanno rapidamente dederiorandosi. 
La segnaletica è scarsa ed è limitata ad alune tabelle, d’altra parte eccetto la parte finale, dove alcune valanghe hanno ammassato una grande quantità di tronchi, la mulattiera è sempre netta e facile da seguire. Speriamo solo che la strada che attualmente termina al rifugio Scalelle non vada oltre. 
Il tracciato si inoltra nella valle passando sempre sul versante destro (orografico) della valle (a sinistra salendo), poco sopra il torrente che, nel suo viaggio verso la confluenza con il fiume Tronto (nei pressi di Acquasanta), cambia nome tre volte; nella parte alta è indicato come Rio Volpara poi diventa fosso della Montagna nel tratto mediano ed infine nella parte bassa, dove forma delle gole molto seggestive e ricche di grotte (Gole del Garrafo), diventa Rio Garrafo (vedi escursione). Prima di arrivare alla cascate della Volpara, con una breve deviazione, si può raggiungere la cascata delle Prata, formata dal Rio omonimo. Questo salto è alto circa 50 m e, ad inizio estate, forma una cascata molto ricca e spumeggiante. Il sentiero che permette di arrivarci non è semplicissimo ed è importante non uscire dalla traccia perchè il pendio a volte è molto scivoloso. 
Quasi tutta la gita si svolge dentro il bosco, la copertura è quasi totale, solo nel tratto vicino al “Fornetto” alcuni brevi radure aprono la visuale sulla valle della Corte. Tutta questa zona era molto frequentata nel passato; i pastori stanziavano nella parte alta mentre lungo i versanti i carbonai allestivano le caratteristiche “cataste” di legna che permettevano di ricavare carbone dalla combustione del legno. Spariti i primi (in questa valle) e anche i secondi, oggi sono rimasti i cercatori di funghi che, nella stagione propizia, affollano in modo particolare il versante del Maularo (da maulo=mirtillo), il bosco che si estende lungo il versante nord della valle. Bosco in prevalenza composto da faggi ma che racchiude anche abeti bianchi e tassi, piante che gradiscono climi più freschi e temperati e che si sono spinte a questa latitudine nell’ultima glaciazione. Il bosco protegge anche il cinghiale. Purtroppo si tratta di una specie non autoctona bensì nord europea, molto più grande e prolifica. Dopo un ripopolamento effettuato poche decine di anni fa questo animale si è insiedato sbabilmente anche perchè protetto dalle attuali leggi contro la caccia nei parchi. La scelta di questo tipo di mammifero è stata fatta per soddisfare gli appettiti dei cacciatori che ovviamente vogliono esemplari sempre più grandi da uccidere. Una scelta scellerata che sta comportando molti problemi per gli agricoltori del posto che devono proteggere ogni orto o appezzamento coltivato dalla furia di questi animali che con le loro zanne sono capaci di “arare” vaste porzioni di territorio. 
Lungo il percorso, dove termina la strada, è stato costruito un piccolo rifugio. Come ogni cosa che non ha una manutenzione costante anche quest’opera sta rapidamente deteriorandosi e fa abbastanza schifo. Anche diverse zone attrezzate a pic-nic nella valle sono state abbandonate e versano in condizioni pessime, un ottimo modo di sperperare soldi pubblici. Il rifugio Scalelle si trova a circa 2,5 km dal paese, in una zona caratterizzata da una forte concentrazione di toponimi religiosi: Ara della Croce, Porta del Papa, Vena dell’Altare, Fonte sant’Amico, ecc. Proprio quest’ultimo toponimo ci ricorda che in queste terre soggiornò Sant’Amico un personaggio molto popolare come anche Angelo Clareno, fondatore dell’ordine francescano dei Clareni. Il primo si trasferì in questa valle mentre il secondo soggiornò nella valle del Chiarino (da Clareno) sopra Colle di Arquata (vedi escursione). 
Giunti alla cascata, è possibile continuare verso la cima della Macera della Morte (punto di confine tra tre regioni). Un sentiero inizia poco prima del primo salto e sale ripido poco a sinistra degli scivoli. Dopo un primo tratto netto con affacci sulle cascate, la traccia si fa molto esile per poi sparire completamente. Occorre veramente un occhio ben allenato per trovare il giusto percorso che sale fino ai prati e da qui in vetta alla Macera. E’ un percorso per escursionisti molto esperti e consigliabile solo a persone molto allenate sotto questo aspetto. Dalla Macera si può poi scendere per il Maularo per la cresta est (vedi escursione), quello che fino a 150 anni fa era il natuarale confine tra due stati, lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli. Proprio perchè confine questo territorio ha vissuto il brigantaggio dagli albori alla fine, diversi pubblicazioni raccontano dei truci avvenimenti che spesso hanno insanguinato queste terre. Drammatici sono stati anche i fatti avvenuti durante l’ultima guerra quando numerosi partigiani e abitanti di Umito sono stati vittima di un rastrellamento delle truppe tedesche e fucilati sul posto. Nell’attacco a Pozza e Umito persero la vita 12 abitanti del posto e 37 partigiani, tra cui 15 jugoslavi. Altri riuscirono a fuggire verso monte protetti proprio da questi boschi che oggi ammiriamo con tutt’altra serenità. 
Un’escursione adatta a tutti, per gran parte priva di difficoltà e al riparo dal sole. Se poi siete coraggiosi un bagno nelle conchette sotto gli scivoli di arenaria nella parte alta del percorso vi faranno passare ogni stanchezza.
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Giunti ad Umito (bivio sulla Salaria SS4 nei pressi di Acquasanta Terme) o si parcheggia proprio davanti all’agriturismo la Valle dell’Orso (665 m circa) oppure si prosegue per la strada sterrata che (a destra) si inoltra nella valle tenendosi di poco sopra il torrente (Rio Garrafo o Fosso della Montagna). Dopo aver superato l’agriturismo Laga Nord si continua fino a dove in genere si può arrivare con l’auto (divieto di transito), nei pressi di un ponticello (Ponte Sassofiore, 668 m, 1 Km circa da Umito).
 

Salita

Dal ponte (668 m) si continua sulla strada che dapprima sale con due tornanti poi dopo una discesa giunge ad un fosso (Fosso delle Prata, 763 m, 0.20 ore, bivio a sinistra per le cascate delle Prata Vedi sotto). Si continua sempre su strada per un’altro chilometro fino a raggiungere un piccolo rifugio (rifugio Scalelle, 820 m circa).

Qui termina la strada e inizia la mulattiera. Dopo un primo tratto recentemente attrezzato con staccionate in legno il sentiero, sempre netto e visibile, raggiunge il Fornetto (1.00 ore, piccolo forno attrezzato dentro una grotta, 975 m circa).

Il sentiero qui scende per un breve tratto e supera vecchie costruzioni in pietra ormai dirute. Ancora un tratto nel bosco e si raggiungono gli scivoli di arenaria

Oltrepassati gli scivoli la traccia si fa un poco più esile e si attraversa una zona con diversi tronchi abbattuti dalle valanghe. Questo tratto è un po’ disagevole; subito oltre si attraversa un fosso e si raggiunge un bivio. A sinistra il sentiero sale per la Macera della Morte (Vedi sotto) per le cascate invece occorre rimanere vicini all’alveo del fiume ed in breve si raggiunge la base del primo salto (1250 m circa, 2.00 ore).

 

Salita alle cascate della Prata

Dal bivio sulla strada (763 m) si prende il sentiero che subito sale ripido tra il fitto bosco. Il sentiero rimane sempre sulla sponda destra del fosso e dopo un tratto più pianeggiante si arriva alla base della cascata (15 minuti). Ritorno per lo stesso itinerario.

mappa
 

Dati tecnici

· Difficoltà: E

· Dislivello: 650 m circa

· Orario complessivo: 3.30/4.30 ore

· Sviluppo complessivo: 12 Km circa

· Segnaletica: scarsa, solo qualche cartello
 

Bibliografia

· Monti della Laga – le più belle escursioni – Società Editrice Ricerche
 

Cartografia

· Carta 1:25000 – Società Editrice Ricerche